Recensione di Spaceman: il dolce riff di Solaris di Adam Sandler

Recensione di Spaceman: il dolce riff di Solaris di Adam Sandler

Spaceman è come se Solaris ed ET avessero un bambino a otto zampe; le sue idee possono essere semplici, ma cosa c’è di più importante del potere dell’amore, una forza dall’alto, che pulisce le nostre anime?

“Vado dove vai tu, e vado dove vai tu. Giusto, astronauta?» Lenka (Carey Mulligan), la moglie amareggiata del cosmonauta Jakub (Adam Sandler), riecheggia nei suoi sogni; una volta un voto romantico di essere la stella polare l’uno dell’altro, poi una promessa contaminata di seguire un uomo i cui occhi sono sempre rivolti al cielo, ma che non guardano mai i propri.

Il film Netflix di Johan Lenck contribuisce con un altro triste papà al genere fantascientifico: solo che questo è un futuro padre, con una Lenka incinta lasciata a se stessa mentre Jakub vaga attraverso il cosmo verso la Chopra Cloud, una “sorprendente” nuvola scintillante. nebbia alla periferia di Giove che “infesta” i cieli della Terra da anni.

È a metà della sua missione in solitaria per scoprirne i segreti quando Lenka consegna un messaggio brutale all’agenzia spaziale ceca: lo lascerà con effetto immediato. Solo, a 500 milioni di chilometri di distanza, lasciato a vagare tra le possibili rovine di una vita lasciata alle spalle, una voce rassicurante e onnisciente emerge sotto forma di un misterioso aracnide: Hanus (Paul Dano).

Spaceman è una cura per l’aracnofobia… quasi

In quale mondo un ragno gigante e peloso che invade un’astronave nello spazio profondo può essere considerato confortante? Questo viene dal punto di vista di un aracnofobico per tutta la vita: miracolosamente, persino magistralmente, Spaceman se la cava, grazie al lavoro vocale confortevole di Dano e al CGI senza soluzione di continuità impiegato con delicatezza.

I movimenti di Hanus non sono mai sinistri, anche quando è costretto a farsi valere. La vista iniziale di lui rannicchiato in un angolo (che abbraccia in modo divertente il tubo di aspirazione della toilette che ronza, perché il suono lo calma) non è diversa dall’orribile scatto finale di Enemy, ma la paura ti lascia come un sospiro di sollievo e presto ti ritroverai a preoccuparti. per lui più di quanto avresti mai immaginato (i ragni normali possono ancora andare a fanculo, però).

La dinamica di Jakub con il ragno si rivela piuttosto commovente e costantemente divertente; c’è un fascino impassibile in tutte le loro interazioni, non dissimile da Drax in Guardiani della Galassia . Ma è più di una stranezza: Hanus svela e comunica (forse un po’ troppo chiaramente) tutti i conflitti e i misteri del film, sia che si tratti della vera natura della nuvola o del trauma di Jakub, sia a livello di relazioni che di ciò che è radicato nel suo passato.

È un adattamento del romanzo di Jaroslav Kalfař, la cui essenza è efficacemente catturata nella sceneggiatura essenziale di Colby Day. C’è una scrittura fantastica qui: in una scena, Hanus chiede: “Desideri la tua compagna solo quando se ne va, dov’era questo desiderio quando eravate insieme?” In un altro Jakub chiede a Jenka se non gli è permesso sognare. “Quando sogni, te ne vai”, risponde brutalmente.

A suo leggero svantaggio, sembra un racconto troppo esteso; Le ansie di Jakub sono cicliche e il film tende a sembrare ripetitivo mentre si avvia verso la sua conclusione toccante e ben intonata. Anche questo è positivo: gioca sulla stessa paranoia e incertezza di Solaris, ricordando anche la compatta e straziante pubblicità di Man on the Moon di John Lewis. “L’uomo è andato a esplorare altri mondi e altre civiltà senza aver esplorato il proprio labirinto di passaggi oscuri e camere segrete, e senza trovare cosa si nasconde dietro le porte che lui stesso ha sigillato”, scriveva Stanisław Lem nel 1961, riassumendo accuratamente il viaggio di Jakub.

Paul Dano è il protagonista di Spaceman

Hanus (doppiato da Paul Dano) in Spaceman
Netflix

Senza Dano il film non funziona. Un’altra versione minore avrebbe dato una voce più maestosa, come quella di Morgan Freeman o James Earl Jones, ma quella gravità avrebbe distratto, con la cadenza morbida e curiosa di Dano a un passo dal far sembrare ogni parola una ninna nanna.

Le drammatiche doti di Sandler non dovrebbero essere sottovalutate. Uncut Gems è stato l’apice del suo talento, uno che si appoggiava al suo impareggiabile senso dell’amabilmente odioso – ma Spaceman è una performance completamente diversa, ma altrettanto ponderata. È quasi sempre sullo schermo e la presenza di Sandman – vacua, disperata e contenta allo stesso tempo – è profondamente sentita. Jakub non è un uomo carismatico e il punto è il fatto che spesso si senta inconoscibile. Mulligan è superbo, interpretando Jenka come un personaggio complesso che è immediatamente in contrasto con lo spettatore; è assolutamente una delle nostre attrici più accattivanti.

La regia di Lenck (già nota per essere di alto livello grazie alla sua straordinaria navigazione di Chernobyl) è solida, persino versatile, sostenuta dalla cinematografia di Jakob Ihre e dalla forte direzione artistica; la nuvola è stata progettata per evocare il disagio e la bellezza dei burrascosi dipinti nautici, cosa che ci riesce. La presentazione dei flashback di Jakub è particolarmente sorprendente: l’obiettivo è sempre distorto e l’audio è ovattato ed echeggiante, piuttosto che i ricordi immacolati che troppo spesso vediamo nella finzione. Ciò che è vivido è l’emozione di un ricordo, non l’evento.

Il punteggio di Max Richter è deludente; entrambi inumabili e bisognosi di una melodia distinta. Questo è il compositore che ha creato uno dei brani musicali più devastanti mai scritti – “On the Nature of Daylight” – e sembrano gli scarti del suo lavoro su Ad Astra; se solo ci portasse di nuovo tra le stelle.

Punteggio recensione di Spaceman: 4/5

Lieve ma toccante, Spaceman non traccia nuovi orizzonti nella fantascienza. Ma il suo messaggio è silenziosamente meraviglioso: nonostante tutto ciò che non sappiamo dell’universo, l’amore è l’unica fede (e sogno) che tutti possiamo sperimentare.

Spaceman arriva su Netflix il 1 marzo.

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