Kamala Harris condanna Donald Trump come una minaccia per la sicurezza e il benessere degli Stati Uniti, definendolo fascista

Kamala Harris condanna Donald Trump come una minaccia per la sicurezza e il benessere degli Stati Uniti, definendolo fascista

Durante un recente incontro pubblico della CNN mercoledì sera, la vicepresidente Kamala Harris ha scatenato una critica significativa a Donald Trump, definendolo “un fascista”. Questa affermazione rafforza una precedente, succinta valutazione fatta da John Kelly, che ha ricoperto la carica di capo dello staff di Trump per un lungo periodo.

In articoli pubblicati sul The New York Times e The Atlantic, Kelly ha affermato che Trump ammirava lo stile di leadership dei generali di Adolf Hitler. Harris ha utilizzato abilmente queste inquietanti intuizioni, avvertendo che Trump avrebbe prontamente abbandonato le sue responsabilità costituzionali per fedeltà personale se avesse riconquistato la presidenza.

“Secondo me, Donald Trump rappresenta una minaccia sia per la sicurezza che per la protezione degli Stati Uniti”, ha affermato Harris, affermando che se dovesse tornare al potere, non avrebbe le limitazioni che hanno caratterizzato il suo mandato iniziale, riecheggiando i sentimenti espressi dai suoi ex collaboratori.

Tuttavia, gli attuali dati dei sondaggi evidenziano un quadro elettorale complesso. Il CNBC All-America Economic Survey indica che Trump è di poco in vantaggio su Harris, con un margine del 48% contro il 46% a livello nazionale, il che rientra nel margine di errore del sondaggio. In particolare, una significativa maggioranza di elettori ritiene che la propria situazione finanziaria migliorerebbe con Trump con un margine di 18 punti (42% contro il 24%), nonostante le sue politiche favoriscano ampiamente i ricchi.

Questa dicotomia si estende oltre le mere prospettive economiche. Trump possiede un sostanziale vantaggio di 35 punti per quanto riguarda le questioni relative all’immigrazione e un vantaggio di 19 punti per quanto riguarda criminalità e sicurezza, anche se è alle prese con numerose accuse penali e sostiene visioni sempre più autoritarie. Al contrario, Harris detiene significativi vantaggi su questioni critiche come i diritti all’aborto (31 punti), il cambiamento climatico (60 punti) e le tutele della democrazia (9 punti). È interessante notare che emerge in cima per quanto riguarda le capacità presidenziali generali, vantando vantaggi a due cifre in salute mentale, forma fisica, onestà e affidabilità secondo lo stesso sondaggio.

Nonostante gli indicatori favorevoli per Harris in vari sondaggi, insieme al comportamento e alla retorica inquietanti di Trump, lei non proietta ancora un forte vantaggio complessivo. Questa dinamica suggerisce che molti probabili sostenitori di Trump o respingono, mostrano poca preoccupazione per o accetteranno facilmente i suoi atteggiamenti autoritari, credendo che non ne saranno influenzati negativamente. I dati trasmettono che la base di Trump rimane salda, imperturbabile dal suo palese disprezzo per le comunità emarginate, le norme democratiche e i quadri giuridici.

Questo sostegno incrollabile persiste nonostante le dichiarazioni di Kelly secondo cui Trump “soddisfa chiaramente i criteri generali del fascismo” e probabilmente preferirebbe operare in modo libero da limitazioni legali, proprio come ha fatto nel mondo degli affari.

I sondaggi suggeriscono una divisione all’interno dell’elettorato, dove una parte considerevole sembra pronta ad abbandonare i valori democratici fondamentali in nome di benefici economici previsti privi di solide basi, nonostante la realtà che le politiche effettive di Trump favorirebbero principalmente i ricchi e approfondirebbero la disparità economica.

Questo scenario illustra una significativa disconnessione tra le percezioni degli elettori e le realtà della politica, specialmente all’interno dell’elettorato della classe operaia di Trump, che spesso denigra senza conseguenze. I sostenitori hanno identificato male i loro avversari e si sono alleati di fatto con coloro che indeboliscono i loro interessi. Le politiche economiche sostenute da Trump, in passato e probabilmente in futuro, porranno sfide non solo a coloro che sono già emarginati, ma anche ai suoi stessi sostenitori.

L’audace descrizione di Trump come fascista fatta da Harris, corroborata dalla testimonianza del suo ex capo dello staff, si scontra con un elettorato in cui tali questioni sembrano meno urgenti delle preoccupazioni economiche immediate, anche se tali questioni derivano da politiche che potrebbero peggiorare la loro situazione.

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