
Il viaggio cinematografico di Ben Leonberg e della sua star canina
Possedere un cane spesso comporta responsabilità di amore e affetto, poiché i proprietari di animali domestici trattano i loro amici pelosi come membri della famiglia. Portando questo legame a un estremo innovativo, il regista Ben Leonberg ha fatto del suo cane, Indy, il punto focale del suo lungometraggio horror intitolato Good Boy. Questo energico retriever mette in mostra il suo carisma e talento, lasciando un’impressione significativa durante la sua prima mondiale al festival SXSW nella sezione Midnighter.
Originalità nell’horror: un nuovo approccio
Good Boy rappresenta un approccio unico nel genere horror, un campo affollato di tendenze mainstream come lo stile found-footage reso popolare da film come The Blair Witch Project e Paranormal Activity. In tre anni di produzione, questo film mantiene un tocco distintivo, anche se potrebbe non stabilire una nuova tendenza per i futuri progetti horror.È improbabile che vedremo gatti invidiosi del successo di un film canino come questo.
La prospettiva di Indy: uno stile narrativo unico
Questo film sfrutta abilmente la sua durata compatta di 73 minuti, creando in modo efficace la suspense dal punto di vista di Indy. Come compagno leale e perspicace, Indy dimostra di essere l’alleato ideale in un momento di crisi.
Una svolta oscura: il viaggio verso la casa di campagna
La storia inizia con Todd, interpretato da Shane Jensen, che affronta un’emergenza medica non rivelata che porta lui e Indy a trasferirsi nella casa diroccata del nonno in campagna. Il loro arrivo a tarda notte, sotto un acquazzone torrenziale, prepara il terreno per eventi inquietanti. Stranamente, solo Indy sembra in sintonia con gli eventi inquietanti che li circondano, in particolare quando nota una figura misteriosa che indugia dietro l’auto.
Incontri spettrali e minacce invisibili
Man mano che la narrazione si dipana, la tensione aumenta. Indy incontra apparizioni spettrali, in particolare un cane spettrale che lo manda in preda al panico. Suoni di rumori e ombre insoliti contribuiscono all’atmosfera, con il nonno defunto di Todd che fa un’apparizione agghiacciante, interpretato dal fedele sostenitore dell’horror Larry Fessenden, che conferisce autentica autorevolezza al film.
Disagio in un ambiente familiare
L’istinto di Indy lo porta a evitare di esplorare il vicino cimitero dove sono sepolti i parenti di Todd, evidenziando un imminente senso di terrore. L’inconsapevolezza di Todd nei confronti dell’ambiente circostante solleva interrogativi sul suo destino, mentre gli spettatori condividono un senso di presentimento.
Elementi horror classici con un tocco di novità
Il regista Leonberg, insieme al co-sceneggiatore Alex Cannon, impiega i soliti tropi horror, come gli spaventi improvvisi fuorvianti. Un incontro con una creatura arborea distorta che si rivela essere un cacciatore fuorviato è solo uno di quei momenti. Tuttavia, il film rafforza ampiamente la sua narrazione piena di suspense attraverso l’esclusivo punto di vista di Indy, evitando abilmente i cliché spesso affrontati dai protagonisti umani nei racconti horror.
Il cuore del film: lealtà e resilienza
In fondo, Good Boy prospera grazie all’incrollabile lealtà che Indy dimostra nei confronti di Todd. Questa profondità emotiva è evidente anche quando Todd, alle prese con la sua malattia e la tensione soprannaturale in casa, maltratta Indy. Una scena straziante mostra Indy incatenato fuori, lasciandolo indifeso contro le minacce in agguato.
Prestazioni canine esperte
La riuscita rappresentazione di Indy è una testimonianza della sapiente regia di Leonberg e di sua moglie, la produttrice Kari Fischer. I loro metodi innovativi per suscitare una paura autentica nella loro star a quattro zampe avrebbero sicuramente posizionato Indy come favorito per un PATSY Award, se un tale tributo alle performance degli animali esistesse ancora.
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