Dopo ben 47 anni di lavorazione, Star Wars: Skeleton Crew ha intrecciato in modo impeccabile alcuni dei concetti più avvincenti della fantascienza nella sua narrazione. L’attore Mark Hamill ha notoriamente paragonato Star Wars a una fiaba travestita da fantascienza, che racchiude l’essenza di questo vasto universo, dove le avventure si svolgono tra maghi dello spazio, contrabbandieri e superarmi che distruggono pianeti. L’ultima aggiunta al franchise, Skeleton Crew, abbraccia con tutto il cuore questa miscela unica.
Distinguendosi dalle precedenti produzioni Lucasfilm, Skeleton Crew cattura i cuori come una storia incantevole, ideale per le festività. La trama ruota attorno a un gruppo di bambini che si ritrovano bloccati nell’universo espansivo di Star Wars, imbarcati in una missione per tornare a casa. È interessante notare che, sebbene sembri soddisfare un pubblico giovane, la serie introduce in modo sottile elementi di fantascienza “hard” piuttosto intriganti che potrebbero facilmente passare inosservati.
Ad Achrann: uno sguardo ai gioielli della Vecchia Repubblica
I protagonisti di Skeleton Crew provengono da At Attin, uno dei leggendari “Gioielli della Vecchia Repubblica”. Nella loro ricerca per tornare a casa, viaggiano inavvertitamente verso At Achrann, un altro gioiello che porta le cicatrici di una guerra incessante attraverso le generazioni. Nei momenti iniziali dell’episodio 4, vediamo la loro nave, l’Onyx Cinder, superare una serie di satelliti orbitali defunti. In particolare, le prove suggeriscono che una rete satellitare simile esiste su At Attin, caratterizzata dalle sue sorprendenti luci rosse.
La natura di questi satelliti è abbastanza trasparente: i due pianeti della Vecchia Repubblica sembrano progettati in modo intricato per rispecchiarsi a vicenda. La notevole coerenza osservata tra loro implica che siano stati impiegati un’estesa terraformazione e manipolazione ambientale. La rete satellitare interrotta di Achrann offre una spiegazione plausibile per i drastici cambiamenti climatici del pianeta. In definitiva, dopo quasi mezzo secolo, Star Wars ha pienamente abbracciato la nozione di terraformazione nel suo universo.
Esiste un precedente nella tradizione di Star Wars per reti satellitari in grado di influenzare il meteo planetario. Nella trilogia “Aftermath” di Chuck Wendig, l’Impero ha sfruttato questa tecnologia per lanciare assalti devastanti su numerosi mondi, incapsulati in una strategia brutale chiamata Operazione Cinder. Tuttavia, tali concetti sono stati raramente illustrati visivamente fino ad ora.
Il significato della terraformazione nella tradizione di Star Wars
Questo intrigante dettaglio è semplicemente un tocco creativo o svela un’intuizione critica riguardo ad At Attin e ai Gioielli della Vecchia Repubblica? Sembra contenere la chiave per comprendere il vero scopo di questi pianeti. Tradizionalmente, le “Grandi Opere” sono correlate all’espansione della Vecchia Repubblica, specialmente durante l’Era dell’Alta Repubblica. Quindi, è logico che la Repubblica abbia cercato di progettare nuovi mondi fondamentali per la sua crescita nell’Orlo Galattico, nelle Regioni Ignote e nello Spazio Selvaggio.
Inoltre, questa ipotesi chiarisce perché i Gioielli della Vecchia Repubblica erano obiettivi primari per gli avversari. Come raffigurato in Star Wars: The High Republic, fazioni come i Nihil si opposero alle ambiziose espansioni della Repubblica, provocando attacchi catastrofici che misero persino in pericolo avamposti Jedi essenziali come Starlight Beacon. Potrebbe essere che questi gruppi di pirati, tra cui i Nihil, minacciassero i Gioielli, costringendoli a nascondersi tra nebulose progettate per ostacolare il rilevamento?
Se questo scenario fosse vero, ciò implicherebbe che la Vecchia Repubblica non fosse riuscita a proteggere i suoi preziosi mondi da queste minacce predatorie. Mentre otto di questi pianeti vibranti incontrarono un disastro, il destino del nono alla fine svanì nella leggenda.
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