Candace Owens, una nota commentatrice di destra, esemplifica una presenza preoccupante. È appropriato che non le venga concesso l’ingresso in Australia, e ora le è stato negato il visto.
Dopo una campagna ben organizzata contro la sua visita, il ministro dell’immigrazione Tony Burke ha confermato la decisione di rifiutarle l’ingresso nel paese. Ha affermato: “Dal minimizzare l’Olocausto con commenti inquietanti su [Josef] Mengele all’asserire che i musulmani hanno avviato la schiavitù, Candace Owens ha dimostrato una notevole capacità di fomentare conflitti”. Ha concluso: “Consentire a Candace Owens di entrare in Australia non serve al nostro interesse nazionale”. Questo riassume in modo succinto il sentimento prevalente. Owens presenta un rischio significativo per l’armonia sociale.
Con un seguito consistente di 3 milioni di persone sui social media, Owens perpetua una narrazione piena di disinformazione e ostilità. La sua reputazione di antisemitismo, un fattore determinante della sua esclusione dall’Australia, è particolarmente allarmante. A un certo punto, ha approvato un post su X in cui si affermava che gli ebrei consumano sangue cristiano, il che evidenzia la natura tossica del suo commento. Inoltre, durante una puntata di The Candace Show a luglio, ha liquidato le atrocità documentate di Mengele come “propaganda” e “assurde”, mostrando una preoccupante negazione della storia dell’Olocausto. Le sue osservazioni sono state così estreme che è stata esclusa da una raccolta fondi di Donald Trump, sebbene abbia attribuito la sua esclusione a fattori non correlati.
Oltre alla sua posizione antisemita, Owens esprime ostilità verso vari gruppi, tra cui i musulmani e la comunità transgender. Sorprendentemente, ha anche criticato i movimenti che sostengono l’uguaglianza razziale, affermando persino che l’iniziativa Black Lives Matter promuove “l’anarchia nera” e nega l’impatto della supremazia bianca nelle lotte affrontate dagli afroamericani. Inoltre, ha propagato teorie cospirative relative alla pandemia di COVID, sottolineando ulteriormente le sue posizioni controverse.
Il tour proposto da Owens in Australia è stato presentato come una piattaforma per individui “alla ricerca di prospettive alternative”. I materiali promozionali descrivevano i suoi eventi come “provocatori” e “controversi”, ma questi termini mascherano semplicemente il problema di fondo: Owens mira a esacerbare le divisioni nella società, proprio come il suo alleato, Donald Trump.
Le città pianificate per il suo tour australiano includevano Sydney, Perth, Melbourne, Adelaide e Brisbane, ma fortunatamente queste località non dovranno vedersela con la sua influenza. Resta sconcertante come i suoi eventi abbiano suscitato interesse, in particolare dopo che aveva suggerito che gli Stati Uniti avrebbero dovuto invadere l’Australia durante la pandemia per liberare i cittadini oppressi dalle misure di supporto alla salute pubblica, politiche che si allineavano molto con l’opinione della maggioranza degli australiani.
L’Anti-Defamation Commission, un’organizzazione ebreo-australiana, ha espresso soddisfazione per la decisione di impedire a Owens di entrare nel paese. Dvir Abramovich, presidente della commissione, ha commentato ad ABC News che questo rifiuto è stato “un trionfo per la verità”, aggiungendo: “Non c’è spazio in Australia per individui che sminuiscono la sofferenza dei sopravvissuti al genocidio e mancano di rispetto alla memoria dei sei milioni di vite ebraiche perdute. Questo stabilisce un confine chiaro”.
Sebbene Owens non abbia ancora risposto al rifiuto del visto, è probabile che il suo vasto pubblico ascolterà presto le sue lamentele sulla censura e sulla libertà di parola.
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