“The Penguin” affronta abilmente il mito dell’isteria femminile

“The Penguin” affronta abilmente il mito dell’isteria femminile

La trama di Sofia Falcone in The Penguin della HBO ha preso una piega inaspettata. Nell’episodio più recente, è stato rivelato che Sofia potrebbe non essere la cattiva che credevamo fosse; invece, è intrappolata in un ciclo brutale messo in moto dagli uomini che la circondano. Questo tema risuona potentemente nel contesto sociale odierno, riecheggiando le dinamiche di influenza e potere.

Attenzione: il seguente articolo contiene spoiler sull’episodio 4 di The Penguin, intitolato “Cent’anni”.

Sebbene il personaggio di Colin Farrell, Oswald “Oz” Cobb, un boss mafioso dal lato più dolce, sia il protagonista di The Penguin della HBO, è chiaro che Sofia Falcone interpretata da Cristin Milioti ruba davvero la scena, soprattutto nel quarto episodio, consolidando il suo status di personaggio di spicco della serie.

Durante questo episodio di flashback, gli spettatori osservano la straziante situazione di Sofia, che viene ingiustamente accusata di una serie di omicidi in realtà orchestrati da suo padre, Carmine (Mark Strong). Questa falsa accusa la porta a trascorrere un decennio nell’Arkham Asylum, dopo essersi guadagnata il famigerato soprannome di “Boia”. All’interno di quelle mura, sopporta il tormento sia dei detenuti che dei membri dello staff corrotti allineati con gli interessi di suo padre, tutto parte di un piano per screditare la sua sanità mentale e mettere a tacere la sua verità.

Questa rappresentazione è particolarmente dolorosa per le donne che hanno familiarità con l’esperienza di essere indebolite da strutture sociali che le deludono ripetutamente.

La storia di Sofia Falcone mette in luce gli abusi sistemici in The Penguin

Per le donne che hanno sperimentato l’essere ignorate dagli operatori sanitari, costantemente diagnosticate male o etichettate in base al loro genere, il viaggio di Sofia risuonerà profondamente. Conoscono fin troppo bene la frustrazione di non essere ascoltate o prese sul serio, riecheggiando il contesto storico in cui le donne erano spesso considerate “isteriche” dagli standard medici del passato.

Questo fenomeno, denominato “isteria femminile”, era un’etichetta comoda assegnata a diversi problemi come ansia e insonnia, che serviva da stratagemma per i dottori per rinchiudere i pazienti in manicomi, spesso portando a gravi procedure come la lobotomia. In particolare, la classificazione di “isteria” non è stata rimossa dal Manuale Diagnostico e Statistico dell’American Psychiatric Association fino al 1980, un promemoria scioccante della regressione dell’epoca.

Come visto in The Penguin, Sofia è soggetta a un destino simile. Addentrandosi nelle misteriose circostanze del presunto suicidio di sua madre, scopre una rete di inganni tessuta da suo padre e dalla famiglia, che la porta a mettere in dubbio la sanità mentale che attribuivano a sua madre. Ogni volta che Sofia menziona sua madre, Carmine devia chiedendosi perché oserebbe rivisitare il passato, sostenendo che serve solo a ferirlo. Nonostante professi amore per sua madre, le sue azioni suggeriscono il contrario.

Alla fine, quando Sofia tenta di rivelare la verità parlando con un reporter riguardo alla morte di altre donne in circostanze analoghe, la Famiglia, avvertita da Oz, si rivolta contro di lei, bollandola come mentalmente instabile e inadatta a sostenere un processo. Ciò la porta a sottoporsi a trattamenti scioccanti ad Arkham, tracciando parallelismi con l’inquietante racconto di Charlotte Perkins Gilman, The Yellow Wallpaper. Il personaggio di Sofia emerge come l’incarnazione della vittimizzazione provocata dal predominio maschile, costretta alla malvagità semplicemente per sopravvivere nel suo ambiente tumultuoso.

Come ha giustamente affermato la showrunner Lauren LeFranc in un’intervista, “[Sofia] sta cercando di reinserirsi in questo mondo patriarcale della mafia contro la sua stessa volontà”. Nel creare il personaggio di Sofia Falcone, LeFranc si è ispirata alla tragica storia vera di Rosemary Kennedy, che è stata lobotomizzata in gioventù perché ritenuta “difficile” da suo padre, Joseph P. Kennedy Sr.

“Dato il trattamento storico delle donne negli istituti psichiatrici, una donna ritenuta ‘isterica’ potrebbe affrontare conseguenze disastrose. Ho chiesto che il personaggio di Sofia si evolvesse dall’Arkham State Hospital e, con mia grande gioia, Matt [Reeves] è stato ricettivo a questa visione”.

L’origine di Sofia Falcone complica i sentimenti verso Oz

Per uno scherzo del destino, alla fine dell’episodio, che riprende nel presente dopo la sua liberazione da Arkham, Sofia emerge come l’ultimo membro vivente della Famiglia, grazie a un attacco strategico con veleno che li ha decimati. Mentre Oz può provare momenti di compassione, ora si ritrova ad affrontare le ripercussioni della nuova forza di Sofia.

La rinascita di Sofia nel mondo criminale di Gotham è segnata da un’operazione di droga di successo e da alleanze influenti, che le consentono di vendicarsi della Famiglia, liberandosi dalle grinfie di figure autoritarie. Simbolicamente, le sue azioni servono come un confronto con il suo trauma, creando un profondo arco narrativo che getta le basi per avvincenti confronti con Oz in episodi futuri. Personalmente, sono una sostenitrice dei diritti delle donne, allo stesso modo dei loro trionfi e passi falsi, soprattutto quando sono giustificati come il viaggio di Sofia.

Non perderti i nuovi episodi di The Penguin in onda su HBO e Max ogni domenica alle 18:00 PT/21:00 ET.

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