Capire Megumi: perché la sua scena più incompresa in Jujutsu Kaisen dimostra che non odia se stesso

Capire Megumi: perché la sua scena più incompresa in Jujutsu Kaisen dimostra che non odia se stesso

Nel regno di Jujutsu Kaisen, Megumi Fushiguro emerge come uno dei personaggi più intricati e spesso mal interpretati. Con un background pieno di difficoltà, questa strega dai capelli scuri ha resistito a una serie di eventi tumultuosi, da un’infanzia travagliata a diventare il riluttante veicolo del Re dei Demoni, infrangendo infine la sua volontà di vivere. Mentre sia Megumi che Yuji Itadori sperimentano una crescita significativa del personaggio, i loro viaggi divergono notevolmente.

Il comportamento un po’ indifferente di Megumi spesso porta a idee sbagliate sul suo personaggio. In particolare, il momento cruciale in cui evoca Mahoraga durante l’incidente di Shibuya ha scatenato un dibattito sulla sua percezione di sé. Tuttavia, un esame più approfondito rivela che Megumi non nutre odio per se stesso; piuttosto, la sua visione del mondo è un prodotto delle esperienze traumatiche della sua giovinezza.

Disclaimer: le opinioni espresse in questo articolo sono quelle dell’autore.

Capire Megumi: interpretazioni errate dell’autopercezione

Megumi evoca Mahoraga in Jujutsu Kaisen (Immagine tramite MAPPA)
Megumi evoca Mahoraga in Jujutsu Kaisen (Immagine tramite MAPPA)

In vari punti della serie, Megumi sembra lottare con un conflitto interiore, che alcuni spettatori interpretano come disprezzo per se stesso. Si ritrova disconnesso dal Clan Zenin, rischia la vita in battaglie (con grande disapprovazione di Gojo) e spesso si sente fuori posto. Questa prospettiva culmina nella scena in cui evoca Mahoraga, rafforzando ulteriormente la convinzione di non piacere a se stesso.

Tuttavia, una comprensione più ampia del personaggio di Megumi indica che egli separa il ruolo di uno stregone da quello di un eroe tradizionale. Fin dall’inizio, riconosce che le sue motivazioni per salvare gli altri non sono dettate dalla necessità di conformarsi alle nozioni sociali di eroismo. Il suo desiderio primario è di permettere alla vita di prosperare, indicando una prospettiva sfumata sulle sue responsabilità.

In questa luce, si può tracciare un paragone avvincente tra Megumi e un Suguru Geto più giovane, che era guidato da ideali che alla fine crollarono sotto il peso della realtà. Al contrario, Satoru Gojo percepisce l’essere uno stregone semplicemente come una professione, un’abilità in cui eccelle senza il peso dell’idealismo. Questo distacco gli consente di navigare nelle complessità dell’essere uno stregone senza soccombere alla disperazione.

Megumi Fushiguro in Jujutsu Kaisen (Immagine tramite MAPPA)
Megumi Fushiguro in Jujutsu Kaisen (Immagine tramite MAPPA)

Mentre le azioni di Gojo sono subordinate all’etica situazionale, come durante l’incidente di Shibuya per nutrire futuri stregoni, sia Megumi che Gojo condividono una riluttanza a vedersi come incarnazioni standard di bontà o eroismo. Piuttosto, le loro motivazioni derivano da convinzioni e circostanze personali piuttosto che da un innato senso di disprezzo per se stessi.

L’educazione di Megumi sotto Gojo, unita a un disincanto fondamentale nei confronti del mondo, plasma il suo punto di vista secondo cui gli sforzi degli stregoni spesso producono un impatto minimo. La continua comparsa di Maledizioni illustra la futilità delle loro operazioni e l’incapacità di Megumi di salvare Tsumiki incarna questa filosofia, rafforzando la sua convinzione nella natura implacabile del fato.

Considerazioni conclusive sulla complessità del personaggio di Megumi

Megumi Fushiguro in Jujutsu Kaisen (Immagine tramite MAPPA)
Megumi Fushiguro in Jujutsu Kaisen (Immagine tramite MAPPA)

In definitiva, Megumi Fushiguro si erge come un personaggio profondamente stratificato all’interno dell’universo di Jujutsu Kaisen, spesso giudicato male in termini di autostima. Le sue azioni possono apparire come indicazioni di odio per se stesso, ma uno sguardo più attento rivela che il suo comportamento deriva da una prospettiva annoiata plasmata dalla sua educazione turbolenta e dall’oscurità intrinseca della società Jujutsu. A differenza di Yuji, che si sforza di salvare tutti, Megumi esercita autonomia nelle sue decisioni, dando priorità ai valori personali rispetto all’eroismo convenzionale.

L’evocazione di Mahoraga e la sua disponibilità a sacrificarsi in battaglia non riflettono disprezzo per se stesso, ma un’accettazione rassegnata dell’inevitabilità del destino. Il suo approccio si allinea più strettamente con l’apatia, una comprensione che le Maledizioni e la tragedia sono onnipresenti e incontrollabili. La perdita di Tsumiki ha ulteriormente consolidato questa convinzione, spingendolo verso un maggiore distacco emotivo. In sostanza, la narrazione di Megumi è quella di navigare tra le ombre ineluttabili proiettate da un mondo complesso.

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