Termini come arbitraggio, dividendi, partecipazione agli utili e frode inondano il mondo della finanza. Ma cosa significano realmente questi termini? Fortunatamente, c’è chiarezza, anche se un termine rappresenta un crimine noto che il personaggio di Richard Gere nel film “Arbitrage” conosce fin troppo bene. Addentriamoci nella conclusione del film e sbrogliamo le complessità coinvolte.
I libri e l’oca sono cotti
La narrazione è incentrata su Robert Miller, un gestore di hedge fund con una preoccupante inclinazione per le attività illegali. Mentre si avvicina alla pensione, ci si aspetterebbe che si rilassasse e si ritirasse in una vita lussuosa a Long Island, ma è ben lontano dalla sua realtà. All’inizio del film, questo dirigente apparentemente “felicemente sposato” si ritrova coinvolto in un catastrofico incidente automobilistico in cui muore la sua amante. Sentendosi alle strette, chiama il suo socio, Jimmy, per aiutarlo a insabbiare. Nel frattempo, l’hedge fund di Miller affronta un deficit sbalorditivo di 400 milioni di dollari e gli investigatori federali sono sulle sue tracce, sospettosi di attività fraudolente. Quel che è peggio è che Miller ha manipolato i registri finanziari dell’azienda per assicurarsi proprio questa somma e proteggersi dall’imminente bancarotta. Il suo mondo, sia professionale che personale, sta precipitando verso un disastro inevitabile.
In una conversazione piena di scenari “ipotetici”, Miller e il suo avvocato esplorano la possibilità che lui confessi tutto alle autorità. Tuttavia, Miller sceglie una strada diversa. Attraverso una rete di trucchi finanziari, riesce a vendere la sua azienda prima che i federali possano indagare sulle finanze dell’hedge fund e smascherarlo per frode. Allo stesso tempo, impiega tattiche simili per convincere una giuria popolare che né lui né Jimmy sono responsabili della morte della sua amante o dello scandalo che ne è seguito e che potrebbe portare ad accuse di omicidio colposo.
Anche senza accuse contro di lui, la moglie di Miller, Ellen, scopre la verità sulla sua infedeltà. Lo mette di fronte a una scelta: o accettare un accordo di separazione che destini i suoi beni all’ente di beneficenza della figlia, o rivelare i dettagli dell’incidente alle forze dell’ordine, con conseguente arresto di Miller. Alla fine, lui cede e firma il documento.
Nella scena culminante del film, viene organizzato un elaborato banchetto in onore di Miller. In mezzo ai festeggiamenti, la palpabile tensione tra la moglie e la figlia passa inosservata. Proprio mentre Miller si prepara a pronunciare il suo discorso sul podio, lo schermo diventa improvvisamente nero. Questo momento denota una mancanza di autenticità: le sue parole sarebbero solo un ulteriore inganno, eppure lui le dirà comunque. Questo film racchiude un commento critico: gli individui benestanti all’interno del settore finanziario spesso eludono la responsabilità, anche nelle circostanze più terribili. Miller funge da rappresentante di un problema più ampio, che persiste finché la ricchezza rimane concentrata tra pochi privilegiati.
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