Recensione di Ripley: Andrew Scott è accattivante nei panni del talentuoso assassino

Ripley è una nuova serie Netflix che vede protagonista Andrew Scott nei panni del talentuoso assassino e truffatore e, sebbene il ritmo sia lento in otto episodi, la pazienza viene premiata in uno spettacolo che è allo stesso tempo un thriller contorto e un ricco studio sui personaggi.

Tom Ripley ha debuttato nel romanzo poliziesco di Patricia Highsmith del 1955 Il talento di Mr. Ripley, il primo dei cinque libri che ha scritto su un personaggio che ha incuriosito e terrorizzato i lettori in egual misura.

Quella prima storia, che funge da storia delle origini del personaggio, è stata adattata più volte. Prima su celluloide con il film francese Plein Soleil del 1960, con Alain Delon come protagonista. E soprattutto nella versione americana del 1999, dove Matt Damon interpreta in modo così memorabile il personaggio del titolo al fianco di Jude Law e Gwyneth Paltrow.

Ora Netflix sta entrando in scena con Ripley, attraverso una miniserie scritta e diretta dallo sceneggiatore di Schindler’s List Steven Zaillian, con la star di All of Us Strangers Andrew Scott che offre un’agghiacciante interpretazione centrale nei panni dell’assassino che non vedi arrivare.

Di cosa parla Ripley?

Lo spettacolo si attiene strettamente alla storia e alla struttura del materiale originale, iniziando a New York, dove Tom Ripley è impegnato a truffare i marchi attraverso una truffa che coinvolge assegni ingannevoli e una falsa agenzia di recupero crediti. Ma è poco tempo e Tom vive un’esistenza solitaria e isolata.

Ciò cambia quando un detective privato, che lavora per conto della ricca famiglia Greenleaf, arriva con una folle opportunità. I Greenleaf sono preoccupati per il figlio Dickie, che sta navigando e bevendo in giro per l’Italia, il tutto evitando ogni responsabilità.

Credendo che Tom sia amico di Dickie, fanno un’offerta che non può rifiutare: dirigersi verso la città italiana di Atrani, sulla Costiera Amalfitana, e riportare indietro il loro ragazzo. In cambio, i Greenleaf pagano viaggio, spese e persino uno stipendio. Ciò significa che entro la fine dell’episodio 1, Tom convince Dickie (Johnny Flynn) che sono più che semplici conoscenti incontratisi a una festa anni prima, per poi trasferirsi prontamente nel suo appartamento. E rubare la sua penna più bella.

La fidanzata di Dickie, Marjorie Sherwood (Dakota Fanning), si insospettisce immediatamente nei confronti del loro losco intruso. Così come il loro amico Freddie Miles (Eliot Sumner), che sente subito odore di topo. Ma il povero, dolce e innocente Dickie non vede la minaccia, né avverte alcun pericolo, e quella fiducia nella natura è alla fine la sua rovina.

Chi è il talentuoso Tom Ripley?

Ripley è un thriller strepitoso durante i primi due episodi dello show. Poi, man mano che il procedimento procede, la serie approfondisce ulteriormente la psiche di Tom. Il personaggio è al centro di ogni scena, incoraggiando così il pubblico a vedere gli eventi attraverso i suoi occhi e a inquietare la visione del mondo.

Ripley esiste anche nell’ombra durante gli otto episodi, e trascorre gran parte del tempo guardando con desiderio – o con sospetto – attraverso porte e finestre, osservando un’esistenza quotidiana che rimane fermamente fuori dalla sua portata.

Ripley non si sente a suo agio nella propria pelle e sembra divertirsi nel far sentire quel disagio a chi lo circonda. È anche un maestro manipolatore, in grado di piegare quelle stesse persone alla sua volontà per poi dispensarle quando si avvicinano alla verità, o intravedere il vero Tom Ripley, rendendo il personaggio sia un protagonista affascinante che un antagonista profondamente allarmante.

Uno che prende vita in modo accattivante da Andrew Scott. L’attore irlandese è diventato famoso interpretando il cattivo letterario Moriarty in Sherlock. Ma qui tiene a freno l’istrionismo, offrendo una performance discreta che riesce ad essere allo stesso tempo affascinante e inquietante, spesso nella stessa scena. E a volte nel corso di una singola frase. Non ti piacerà Tom Ripley. Ma allo stesso modo, non riuscirai a staccargli gli occhi di dosso.

Ritmo maestoso che potrebbe frustrare

Scott offre una performance affascinante, il suo Ripley lento, deliberato e intenzionale: parole che potrebbero essere usate per descrivere lo spettacolo stesso. La prima metà della serie riguarda i crimini di Ripley, mentre la seconda metà ruota attorno alle indagini su quei misfatti. Entrambi richiedono il loro tempo.

Ci sono lunghe conversazioni e interrogatori. Molteplici scene di personaggi che salgono infinite rampe di scale e poi le scendono. E perfino un’intera sequenza dedicata a un uomo che cambia una lampadina.

Questo ritmo maestoso sicuramente aumenta la tensione, in particolare quando la rete si avvicina a Ripley. A volte, la mancanza di velocità sembra essere l’essenza dello spettacolo; uno studio scrupoloso dell’orribile atto dell’omicidio, seguito dall’attività pratica – e dispendiosa in termini di tempo – di ripulire il caos risultante.

Ma è probabile che questo ritmo metterà alla prova la pazienza di coloro che guardano, in particolare durante l’episodio 3, dove si verifica un evento importante, e l’episodio 5, quando tutto va un po’ fine settimana da Bernie. Entrambi i film sono girati magnificamente, uno di giorno sotto il sole cocente, l’altro di notte, in scene piene di una sana dose di espressionismo tedesco. Ma questi episodi chiave sembrano anche essere trascinati inutilmente.

Ripley è bravo?

Tom Ripley è un mostro e le sceneggiature di Steven Zaillian ci mettono abilmente nei panni di quel mostro. E peggio ancora, nella sua testa. Ma è un tributo alla scrittura e alla regia di Zaillian – così come alla genialità della creazione di Highsmith e alla performance di Scott – che otto ore con questo mostro siano sopportabili, a volte divertenti e in alcune occasioni anche divertenti.

Lo spettacolo si trova a cavallo tra più generi nel corso della sua corsa, dal già citato thriller psicologico che si trasforma in procedurale di polizia, a una sana dose di film noir e persino scene che suonano come un diario di viaggio italiano. Napoli e Venezia sono girate in un nitido bianco e nero, freddo come il protagonista dello spettacolo. Mentre c’è solo un tocco di colore – alla fine dell’episodio 5 – che si rivela un’inquadratura finale davvero ispirata.

La musica e la moda rendono Ripley una festa per le orecchie e gli occhi. La colonna sonora è usata con parsimonia, con il silenzio come chiave narrativa in tutto il film, ma lo spettacolo è anche accompagnato dalla bellissima musica americana e italiana dell’epoca. Mentre gli abiti eleganti, i cappotti eleganti e il bellissimo abbigliamento da spiaggia sono semplicemente da morire.

Punteggio Ripley: 4/5

Se riesci a far fronte a uno spettacolo che procede a passo di lumaca, Ripley è uno studio avvincente del personaggio di un uomo molto cattivo.

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